
Com’è che si può sviluppare una psicopatologia, è una delle domande che mi vengono poste più frequentemente. Ma prima di andare a spiegare in dettaglio, è necessario fare una premessa.
Nessuno di noi è un contenitore passivo di ciò che succede nella sua esperienza di vita. Riceviamo e raccogliamo moltissime informazioni, ma non siamo in grado di elaborarle tutte. Infatti, rimangono in memoria soltanto quelle che hanno per noi un valore emotivo/affettivo. Pertanto, la realtà, così come ce la ricordiamo è una rielaborazione. Tale interpretazione deriva da una sintesi sia sensoriale che cognitiva. In altre parole, uno stesso accadimento sarà raccontato in maniera diversa, in quanto dipende dal punto di vista di chi lo ha vissuto.
Lo stesso accade nelle dinamiche relazionali tra persone, nelle quali è impossibile distinguere chi osserva da chi è osservato. Ovvero, esiste tra loro una causalità circolare, un influenzamento reciproco e costante.
Potremmo dire che ci sono tanti “me stesso” a seconda dei contesti in cui mi trovo. Pertanto, esistono diversi “me stesso” a seconda delle persone con cui interagisco e a seconda delle loro qualità comunicative e relazionali.
In un ambiente così variabile, la funzione del cervello è creare percorsi semplificati per muoversi, in base alle esperienze passate. Queste scorciatoie sono, per esempio, mappe di pensiero o di comportamento. In pratica, sono schemi previsionali solitamente efficaci e funzionali a semplificarci la vita.
Come siamo bravi ad incasinarci la vita
Proprio questa capacità previsionale, però, può portare a sviluppare una psicopatologia. Infatti, avere la capacità di analisi razionale del problema non significa automaticamente riuscire a trovare una via d’uscita realmente efficace. Per essere più chiari, hai trovato soluzioni efficaci in passato per gestire una situazione. Ti trovi a dover affrontare una situazione simile nel presente e ovviamente la tua esperienza positiva passata ti conduce, attraverso gli schemi previsionali, a riproporre la medesima soluzione attuata in passato. Il problema si scatena quando tale opzione non è più efficace e la tua risposta sarà di intensificare l’attuazione di quella stessa soluzione, invece di cercarne una nuova. Pertanto, sono le soluzioni che hanno funzionato in passato e che non funzionano nel presente ad incasinarti la vita!
In termini tecnici, questi tentativi fallimentari sono detti tentate soluzioni. Il compito dello psicoterapeuta è proprio quello di individuare questi meccanismi per andare ad impiantarci una leva di cambiamento complementare. Il terapeuta è un facilitatore del cambiamento, perché gli strumenti per cambiare sono già dentro il paziente che, analizzando la situazione dal suo punto di vista, non può vedere la soluzione da solo.
Come si può sviluppare una psicopatologia
Le piccole difficoltà sono passaggi obbligati per il cambiamento verso l’evoluzione.
Tutto muta, quindi il cambiamento è un elemento centrale dell’esistenza. Ogni situazione di disagio conduce a cercare una soluzione o per ripetere un’esperienza positiva o per risolverne una negativa. L’essere umano tenta di superare delle difficoltà, trovando un nuovo equilibrio: solo così si può crescere e migliorare.
Come affermato in precedenza, le soluzioni che mettiamo in atto sono quelle che in passato hanno funzionato. Quindi, per economia mentale le preferiamo per recuperare il benessere, sia tra sé e sé che tra sé e gli altri. Ma, purtroppo, quando non funzionano più diventano proprio il motore principale della psicopatologia. Questo processo è amplificato se abbiamo avuto importanti gratificazioni relazionali come conseguenza a quella soluzione, in passato. Infatti, autostima e autoefficacia sono in stretta correlazione con la percezione dell’ambiente, con gli effetti della mia azione nel contesto e con la reazione relazionale da parte degli altri.
Una psicopatologia è una difficoltà che non viene superata a causa degli agiti disfunzionali, che non fanno altro che complicare, attraverso il loro ripetersi, il problema stesso. Ovvero, più volte ripeti la stessa soluzione fallimentare, più sarà facile sviluppare una psicopatologia. Questo non significa che la tentata soluzione sia premeditata o pianificata. Anzi, al contrario, è un apprendimento dovuto a quello specifico contesto e alle esperienze passate in cui ha funzionato, pertanto è qualcosa che ci viene da mettere in atto in maniera automatica.
Per questo, lo psicoterapeuta non può accontentarsi (tantomeno fidarsi) delle opinioni “soggettive” del paziente, ma deve andare a ricercare, attraverso domande specifiche, informazioni concrete sulle azioni realmente messe in atto.
3 sistemi di interpretazione della realtà
Alla base di ogni psicopatologia c’è sempre una disfunzionalità di uno o più di questi sistemi:
- Relazione tra sé e sé
- Tra sé e gli altri
- Tra sé e il mondo
I nostri organi di senso sono limitati rispetto alla percezione del mondo fisico. Pensa, per esempio, a quanto siano più sofisticate le doti percettive degli animali in confronto alle nostre. Tuttavia, per quanto limitati, ci danno dei punti fissi sui cui creare la nostra rappresentazione della realtà.
Attraverso questi punti fissi, identifichiamo un mondo concreto e condiviso su cui possiamo confrontarci con gli altri: la realtà di primo ordine (es. la quantità di liquido dentro a un bicchiere).
Parallelamente, però, costruiamo delle rappresentazioni con dei significati personali: la realtà di secondo ordine (es. vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto). È su questo livello che si sviluppa la maggior parte delle criticità e delle conflittualità. In altre parole, è qui che si può sviluppare una psicopatologia.
Ed è qui che interviene lo psicoterapeuta. Non su unificare una rappresentazione della realtà uguale per tutti, piuttosto su come possa essere vissuta diversamente da più persone. L’obiettivo finale è sempre quello di rompere i circoli viziosi e di estrapolare una soluzione personalizzata e, pertanto, efficace in tempi rapidi (meno di 10 sedute).
Solo perché un problema non è ancora stato risolto, non è detto che sia impossibile da risolvere.
A. Christie
Per approfondimenti:
- Change. La formazione e la soluzione dei problemi, 1978, Watzlawick P., Fisch R., Weakland J.H., Astrolabio Ed.
- L’arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi, 1990, Nardone G., Watzlawick P., Ponte alle Grazie Ed.