Entra nel mio studio Leonardo, un giovane manager che lavora per una multinazionale americana. Carriera di successo in rapida ascesa, da poco sposato dopo 4 anni di meravigliosa convivenza.
Mentre mi narra la sua vita, ogni tassello del puzzle sembra essere al posto giusto, tutto sembra perfetto. Leonardo non trova le parole per confessarmi il motivo per cui ha fissato un appuntamento con me: il dubbio che la giovane e bellissima moglie lo tradisca.
Leonardo non sa come questo pensiero si sia insinuato nella sua mente, perché in realtà non ha delle prove che la donna abbia un amante. Ma al contempo, ogni azione o parola della moglie per lui diventa un sospetto. Quel sospetto apre la strada a una domanda, che sarà seguita da una risposta. Ma tale risposta creerà un ulteriore dubbio, che partorirà un nuova domanda, che necessiterà di un’altra risposta. E così via fino alla strutturazione di un vero e proprio dubbio patologico e alla distruzione della relazione di coppia. In effetti, la moglie, immotivatamente accusata di una colpa che non aveva, stava pensando seriamente di interrompere il matrimonio o per lo meno prendere una pausa per cercare di difendersi dalle accuse del marito.
Ovviamente, Leonardo devastato dal dubbio aveva iniziato a mostrare le prime difficoltà anche sul lavoro. Per questo si era reso conto della gravità del problema.
Ma, del resto, come avrebbe potuto essere definitivamente sicuro che la moglie non lo tradisse?
Bene! Questa è una domanda indecidibile, a cui nessuno potrà mai dare una risposta rassicurante e definitiva.
Porsi domande indecidibili, che non hanno risposte corrette, conduce alla strutturazione di un dubbio patologico.
Da premesse sbagliate, con una logica stringente,
si giunge a conclusioni erronee.
J.E.D. Esquirol
Non mi tradisce fino a prova contraria
Cercare di trovare, attraverso ragionamenti logici, risposte a domande che risposte certe non hanno, apre la strada ad altre domande, che però a loro volta non hanno risposte certe, che perciò alimentano altre domande, in una spirale senza fine.
Sono domande indecidibili poiché aprono infinite possibilità di risposta. Così, cercando la verità definitiva, la persona senza rendersene conto si imprigiona in un labirinto di domande da cui non riesce più ad uscire da sola. È chiaro come una predisposizione umana funzionale, ovvero il dubbio e la curiosità che porta alla conoscenza, quando viene estremizzata si trasforma in qualcosa di patologico e disfunzionale.
Per esempio, se ti chiedi: «Mi tradisce? Forse sì… Forse no…». La certezza che non lo sta facendo non sarà definitiva. Ogni risposta che ti darai non sradicherà mai pienamente il dubbio. Nemmeno l’analisi dei comportamenti del partner ti darà sicurezza, perché se non ti considera è ovvio che ha l’amante. Al contrario, se ti considera sta fingendo per nascondere il fatto che ha l’amante. Quindi, la risposta certa l’avrai solo nel caso in cui scoprirai il partner mentre ti sta tradendo.
Quindi, più penso ad una soluzione logica e meno soddisfazione trovo nelle risposte che mi do. Questa dinamica disfunzionale sta alla base di molte forme psicopatologiche. L’illusione di poter avere una rapida soluzione a tutto e di poter controllare e spiegare ogni evento, ci ha condotti alla credenza di riuscire a conoscere tutto attraverso ragionamenti logici. Purtroppo (o per fortuna), molte realtà vissute dagli esseri umani non possono essere analizzate né gestite attraverso una logica razionale ordinaria.
Dubbio patologico in amore
Molto più frequentemente di quanto si creda, ci imbattiamo in dinamiche che rispondono a logiche non ordinare come incoerenze, paradossi o contraddizioni.
Ne sono un esempio evidente le relazioni di coppia. Pensiamo alla fase dell’innamoramento, definito anche come “il più sublime degli autoinganni”. Durante questo periodo tendiamo ad “analizzare” il partner con lenti che avvicinano tutto alle nostre aspettative. Per esempio, giustifichiamo e perdoniamo ogni suo difetto o errore. Analogamente ma in negativo, se rimaniamo intrappolati nel vortice del dubbio, tutto andrà a confermare l’ipotesi di tradimento.
Non esistono risposte corrette a domande scorrette.
I. Kant
Soluzioni (apparentemente) illogiche
Cercare risposte razionali a dilemmi che non lo sono, non solo è sbagliato dal punto di vista logico, ma provoca sofferenza psicologica e interpersonale.
Tale disagio può arrivare a sviluppare un dubbio, che come un tarlo si insinua nella mente fino a strutturare una credenza. Alla luce di questa credenza si modificano le percezioni e le reazioni che la persona ha rispetto alla realtà. Il consolidamento di tentate soluzioni, ovvero modalità disfunzionali di risoluzione del problema, portano allo strutturarsi di una vera e propria perversione della ragione.
La Terapia Breve Strategica, utilizza la stessa logica di funzionamento del problema. Infatti, si va ad interrompere il circolo vizioso che blocca la mente della persona, fino alla totale risoluzione del problema.
Per bloccare le tentate soluzioni disfunzionali, si deve contrapporre al dubbio patologico un dubbio terapeutico. Attraverso manovre comunicative in seduta e prescrizioni da svolgere tra un incontro e l’altro, si fa collassare il dubbio su se stesso. Ovvero, si interrompe la dinamica disfunzionale del dare risposte a domande che risposte certe non hanno. Si annulla il circolo vizioso da cui si era instaurata la credenza che rendeva reale il dubbio stesso. In pratica, si arriva a vincere senza combattere.
Niente alimenta l’amore più del dubbio,
ma se questo dura troppo a lungo, niente più gli nuoce.
R. Gervaso